Cosa significano e come usare i link nofollow, sponsorizzati, ugc
Cosa sono gli attributi rel= per i link nofollow, per i link sponsorizzati e per quei link sui contenuti generati dagli utenti, rel=ugc e sul nuovo modo di considerare il link nofollow da parte di google.
Il motore di ricerca non si smentisce mai rispetto alla volontà di individuare il risultato migliore per rispondere all’intento di ricerca dell’utente, specie nell’esame dello schema link di un sito web. Ho spulciato un pò di articoli che commentano la nuova disposizione data dagli ingegneri all’algoritmo di ricerca e mi sono fatto un’idea.
Il link rel nofollow. A cos’è servito finora.
Tante volte ho già letto e sentito pareri di esperti SEO secondo i quali un link contrassegnato con l’attributo nofollow, in realtà, fosse comunque considerato da google e che potesse passare page rank ai fini della link building, anche se il suo compito è quello contrario cioè bloccare l’algoritmo dicendogli di non considerare quel link e di non trasferire page rank.
Andiamo un pò più a fondo, perché i web master usano il rel=nofollow? Per un paio di motivi almeno. Sulle pagine che ospitano link interni lo usano insieme al no index per comunicare all’algoritmo di non indicizzare la pagina (no index) e non seguire i link in essa contenuti (nofollow). I motivi possono essere diversi, magari la necessità di rendere comunque visibile un contenuto agli utenti ma non al motore di ricerca perché è duplicato. Ma l’attributo nofollow è soprattutto utilizzato sui siti web autorevoli come una testata giornalistica oppure siti web autorevoli in un determinato settore, per non trasferire page rank.
Nel primo caso, trattandosi di un’azione di pulizia del percorso di scansione il rel=nofollow ha un senso abbastanza chiaro. Ma nel secondo caso, perché se citi un link vuoi anche non passargli page rank?
Prendiamo in esame la prospettiva di google con un caso concreto. Sappiamo tutti che Wikipedia attribuisce rel=nofollow in automatico ai link esterni. Ma sospettiamo da tempo anche che un link ricevuto da Wikipedia, anche se nofollow, trasferisce comunque page rank. La stessa procedura – a me è capitato con repubblica.it – è seguita dalle testate giornalistiche quando si trovano a dover citare la fonte di una notizia che pubblicano sul loro sito web, per non parlare del fatto che questi siti autorevoli vendono backlink su alcuni dei loro articoli. Nella migliore delle ipotesi citano il sito che ha pubblicato per primo la notizia, oppure dal quale hanno tratto la notizia, senza passargli page rank. Nella peggiore ospitano a pagamento il link su una delle loro pagine.
Dalla prospettiva di google la pagina citata da repubblica ha valore perché arricchisce la notizia e fornisce un’indicazione importante sulla fonte dalla quale è scaturita rispondendo anche ad un preciso intento, cioè quello di restituire valore all’attività giornalistica e di reportage prodotta da siti web più piccoli.
I nuovi attributi rel=sponsored e rel=ugc entraranno in vigore da marzo 2020
Fatte queste considerazioni si capisce il senso dei nuovi attribuiti rel=sponsored e rel=ugc. Il primo segnale dovrebbe essere utilizzato quando il link è chiaramente sponsorizzato. In questo modo comunico a google che quel link non serve per aumentare la sua possibilità di dare un risultato migliore per la ricerca dell’utente. Il secondo attribuito rel=ugc serve per individuare più velocemente e meglio lo spam, inutile per le Serp.
I nuovi attributi rel= possono servire per differenziare i link all’interno di alcuni siti web.
Per esempio, il web master di un forum o di un blog molto frequentato potrebbe attribuire a tutti i link nei commenti l’attributo ugc (utent generate content), ma toglierlo in quelli generati da un utente che elargisce valore al contenuto commentato per l’utente che atterra su quella pagina.
Wikipedia potrà continuare ad utilizzare l’attributo nofollow per i link esterni, tanto Google riuscirà comunque ad attribuire page rank a quelle pagine. Infatti, insieme alla pubblicazione dei nuovi rel= google ha anche ufficializzato ciò che sospettavamo da tempo, cioè che gli attributi rel= sono considerati dall’algoritmo non come un obbligo, ma solo come un’indicazione.
L’indicazione rel=sponsored, invece, torna utile per quei siti web che vogliono scambiare link con altre pagine. Per esempio, penso ai siti web di fornitori che vogliono citare i siti partner. In questo caso non c’è alcun valore aggiunto attribuito dal link per l’utente, perché anche alla pagina linkata troveranno lo stesso prodotto, ma solo l’indicazione di chi è il partner del fornitore. In questi casi i link potrebbero essere contrassegnati da rel=sponsored.
In linea di massima si tratta di nuove indicazioni di cui tener conto se si vuole fornire all’algoritmo un’indicazione pertinente rispetto al link ospitato sulla propria pagina. Dal punto di vista di google è un modo per combattere la pratica della compravendita dei link.
Infine, non credo che i nuovi attributi tornino utili per ottenere un vantaggio di ranking in modo speculativo.
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